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CRONACA

Palermo, lotta alla mafia: predisposti sequestri e confische di beni per oltre 400mila euro

Il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo nell’ambito di attività d’indagine finalizzate all’individuazione delle disponibilità economico-imprenditoriali riconducibili ad appartenenti all’organizzazione mafiosa “Cosa nostra”, ha disposto una confisca di beni per un valore di circa 200.000 euro a carico di Vincenzo Adelfio e un sequestro di beni per un valore di circa 250.000 euro a carico di Vincenzo Toscano.

Vincenzo Adelfio, arrestato, nel marzo 2016, nell’operazione denominata “Brasca” con l’accusa di aver fatto parte della famiglia mafiosa di Palermo Villagrazia, e di essere stato un punto di riferimento per l’imposizione delle estorsioni nell’area di influenza, ha riportato una condanna di primo e secondo grado a 9 anni e mesi 4 di reclusione. La confisca riguarda un appartamento nel quartiere Villagrazia di Palermo.

Vincenzo Toscano, invece, è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare, nel marzo del 2019, con l’accusa di far parte del “mandamento mafioso di Porta Nuova”, nell’ambito dell’operazione denominata “Atena”. Le indagini dei Carabinieri del Comando Provinciale permisero di fare emergere come il mandamento mafioso di Porta Nuova avesse organizzato le piazze di spaccio di sostanze stupefacenti, fu anche contestato il reato di illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso per avere imposto la fornitura di caffè a bar del territorio e infine furono individuati gli autori di 5 estorsioni consumate e tentate nei confronti di imprenditori e commercianti costretti al versamento a cosa nostra di somme di denaro. Il sequestro riguarda un appartamento e le sue pertinenze a Palermo nella zona di Belmonte Chiavelli.

CRONACA

Incidente sul lavoro a Giuliana: operaio cade in un burrone insieme al camion con la gru e il cestello

Un operaio di 50 anni impegnato nei lavori di appalto del Comune di Giuliana, nel Palermitano, per la manutenzione dei pali dell’illuminazione pubblica è finito in un burrone insieme al camion con la gru e il cestello.

In corso le indagini per accertare cosa sia successo.

L’operaio è salvo grazie all’intervento dei sanitari del 118 arrivati in elisoccorso.

Il medico rianimatore ha stabilizzato l’operaio che è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo. La prognosi è riservata. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della compagnia di Corleone.

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CRONACA

Catania, Piazza Università: controlli della Polizia di Stato sulle biciclette elettriche modificate

Questa mattina  personale della Sezione Polizia Stradale e delle Volanti della Questura di Catania, con il supporto tecnico di personale appartenente al Gruppo Specializzato per il controllo del circolante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti- DGt del Sud-sede di Bari e del Centro Prova Autoveicoli di Catania, ha effettuato un servizio di controllo alla circolazione stradale, con particolare riguardo all’uso di biciclette elettriche modificate che, violando le norme del Codice della Strada che ne disciplinano l’utilizzo, percorrono  le vie urbane ed, in particolare, quelle del centro storico.

I mezzi sono stati sottoposti a una verifica approfondita, mediante utilizzo del Banco Prova Velocità della Motorizzazione, grazie al quale è stato possibile stabilire anche la velocità di fatto raggiungibile. Ricordiamo infatti che i veicoli a pedalata assistita consentiti sono quelli dotati di un motore ausiliario elettrico, avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW, la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima, se il ciclista smette di pedalare. Nel corso del servizio è stata riscontrata la presenza massiccia di veicoli non conformi alle disposizioni in materia: i due terzi dei veicoli controllati sono risultati non in regola e pertanto sono stati notificati 14 sequestri ed 8 fermi amministrativi. Inoltre, per quei velocipedi trasformati in veri e propri ciclomotori, sono scattate 22 contravvenzioni alle norme previste per la circolazione di quei mezzi, concernenti la mancanza della patente di guida, dell’uso del casco protettivo, dell’immatricolazione, della targa e dell’assicurazione R.C.A.

Gli accertamenti fatti si inseriscono in una serie di attività volte a garantire la sicurezza stradale in quanto le modifiche apportate, in relazione alle caratteristiche strutturali e soprattutto con riguardo all’impianto frenante della bicicletta, non capace di supportare tali prestazioni, innalzano esponenzialmente la probabilità di incidenti stradali.

Il servizio, svolto in area a traffico controllato, è stato commentato con favore da molti passanti, che hanno visto nei controlli effettuati un utile servizio ai pedoni.

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CRONACA

Militello in Val di Catania, tenevano il fucile sotto il letto: denunciati dai Carabinieri due fratelli

Nel quadro del potenziamento dall’attività di prevenzione e contrasto dell’illegalità diffusa disposte dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Catania, tra cui rileva anche la verifica del rispetto delle norme connesse alle armi da fuoco, i militari della Stazione di Militello in Val di Catania, con il supporto dei colleghi dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” esperti ad operare in zone rurali ed impervie, come in questa circostanza, hanno denunciato due fratelli del posto, rispettivamente l’uno di 48 e l’altro di 67 anni, quest’ultimo già a loro noto per sue pregresse vicende giudiziarie in materia di stupefacenti, perché ritenuti responsabili di porto abusivo di armi e detenzione illegale di munizionamento.

I Carabinieri, infatti, recatisi presso l’abitazione condivisa dai due, e dopo avergli chiesto se detenessero armi da fuoco in casa, hanno subito notato uno strano sguardo d’intesa tra i fratelli che poi effettivamente, a ragion dovuta, ha confermato quelle che erano le ipotesi investigative.

A seguito di un’accurata perquisizione, i Carabinieri hanno infatti scovato un fucile semiautomatico calibro 12, perfettamente funzionate, nascosto tra la rete di un letto ed il materasso, nonché 42 cartucce dello stesso calibro, celate all’interno dei cassetti di un comò ed in una cartucciera, invece trovata in un attiguo deposito per attrezzi agricoli.

L’arma e le munizioni, in particolare, sarebbero appartenute al loro defunto padre, quindi se ne sarebbero, illegalmente, appropriati trasportandola e nascondendola in casa loro.

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