POLITICA
Crisi idrica in Sicilia: la Regione semplifica le procedure per il prelievo di acqua non potabile
La Regione Siciliana semplifica e accelera le procedure per il rilascio delle autorizzazioni all’attingimento di acqua per uso non domestico, riducendo l’iter da 60 a 5 giorni. Lo prevede una direttiva firmata dall’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, dal quale dipendono gli uffici provinciali del Genio civile, titolati al rilascio delle relative licenze.
«L’attuale emergenza siccità per la quale il governo Schifani è impegnato in prima linea – sottolinea l’assessore – richiede misure straordinarie e immediate. Con questa direttiva, intendiamo supportare le aziende agricole e zootecniche dell’Isola, permettendo loro di accedere rapidamente alle risorse idriche necessarie per la continuità delle loro attività produttive».
La licenza, sebbene provvisoria, consente l’utilizzo immediato delle risorse idriche in attesa del provvedimento definitivo. A partire dalla pubblicazione della direttiva, chiunque faccia richiesta di attingimento per attività agricole, zootecniche e di trasformazione, potrà iniziare i prelievi di acqua successivamente alla presentazione dell’istanza corredata dalla documentazione necessaria e da una dichiarazione asseverata da un professionista. L’ufficio del Genio civile competente per territorio rilascerà entro cinque giorni un’attestazione che avrà valore abilitativo. La procedura autorizzativa definitiva sarà poi completata entro 60 giorni.
La direttiva emergenziale sarà valida fino a quando perdurerà lo stato di crisi idrica e si applicherà esclusivamente alle istanze per usi agricoli, zootecnici e di trasformazione dei prodotti, con approvvigionamento da corsi d’acqua, sorgenti e pozzi. Saranno garantiti il deflusso vitale minimo per i corsi d’acqua e una portata massima di prelievo di un litro al secondo per ciascun pozzo.
ECONOMIA
Maltempo: la Giunta Regionale delibera stato di crisi e chiede stato di emergenza nazionale per 39 Comuni
Il governo Schifani ha dichiarato lo stato di crisi regionale e deliberato la richiesta dello stato di emergenza nazionale ai sensi del Codice di Protezione civile per i danni causati dall’ondata di maltempo che ha colpito con nubifragi e alluvioni la fascia orientale della Sicilia dal 10 al 14 novembre. Lo ha deliberato la Giunta regionale nella seduta di oggi, su proposta del presidente della Regione, Renato Schifani, in base alla relazione firmata dal dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile, Salvo Cocina. «Abbiamo fronteggiato la situazione con i primi interventi – afferma il presidente Schifani – e lo stato di crisi regionale ci consentirà di attivare ulteriori iniziative per le quali sarà commissario il dirigente generale della Protezione civile. La devastazione apportata dai fenomeni atmosferici ci impone di chiedere anche l‘aiuto dello Stato. Siamo certi che il governo nazionale si attiverà per consentirci di mettere in sicurezza il territorio».
Ingente la mole di danni rilevati a infrastrutture pubbliche e private, alla viabilità e alle attività produttive e commerciali, segnalati dalle amministrazioni comunali o verificati con appositi sopralluoghi dei tecnici regionali. La stima complessiva dei danni, in alcuni casi ancora in corso, si attesta intorno a 75 milioni di euro, dei quali quasi 7 milioni sono necessari per interventi di somma urgenza, alcuni già eseguiti per un importo di 1,4 milioni, mentre altri sono in corso o da avviare per oltre 5,5 milioni. Sono 39 i Comuni interessati dal provvedimento. Città Metropolitana di Catania: Aci Castello, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Catania, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Mascali, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Riposto, San Giovanni La Punta, Sant’Alfio, Santa Venerina, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande. Città Metropolitana di Messina: Forza D’Agrò, Gallodoro, Giardini Naxos, Graniti. Libero Consorzio di Siracusa: Augusta, Avola, Buccheri, Canicattini Bagni, Carlentini, Floridia, Francofonte, Palazzolo Acreide, Rosolini, Siracusa.
ECONOMIA
Sicilia, alluvione del 19 ottobre: dalla giunta Schifani l’ ok a interventi per Licata e le zone del Nisseno
Via libera dalla giunta regionale alla declaratoria di calamità naturale e al riconoscimento dell’avversità meteomarina per i territori dell’Agrigentino e del Nisseno colpiti dall’alluvione del 19 ottobre. Due proposte dell’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, che permetteranno di attivare le misure di sostegno alle imprese agricole e ittiche che hanno subito danni. «Il governo regionale – dice Barbagallo – ha preso atto delle conseguenze dell’ondata di maltempo sulle attività produttive ed è intervenuto per sostenere le imprese in maniera concreta: verranno ripristinate le strutture agricole danneggiate e saranno ristorate le aziende della pesca messe in difficoltà dalle avversità meteorologiche». Nello specifico, è stata approvata la declaratoria di calamità naturale per i danni all’agricoltura nei territori a cavallo tra le province di Agrigento e di Caltanissetta che consentirà di avviare un bando della sottomisura 5.2 del Psr 2014-2022 per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo.
L’esondazione del fiume Salso e dei torrenti Rizzuto e Imera meridionale ha interessato un’area di circa 60 ettari e sono stimati danni per 962 mila euro nel Comune di Licata, nell’Agrigentino, e per oltre 1,7 milioni di euro nei comuni di Butera, Mazzarino, Riesi e Sommatino, nel Nisseno. Si tratta di stradelle poderali e interpoderali, suoli agricoli per asportazione e accumulo di terreno, serre e tunnel, impianti di irrigazione, recinzioni, colture arboree, strutture portanti dei vigneti, fabbricati rurali, canali di scolo, invasi e pozzi che potranno essere ripristinati con i fondi del Psr. In difficoltà anche le aziende della pesca nell’area di Licata. Lo straripamento del Salso, infatti, ha riversato in mare arbusti, sterpaglie e materiale ligneo che hanno impedito alle imprese della piccola pesca del territorio di continuare le attività nel tratto antistante le coste licatesi, con diversi casi di mancato recupero delle reti e delle attrezzature sovraccaricate di detriti. Per questo la giunta ha riconosciuto l’avversità meteomarina di carattere eccezionale che permetterà di attivare il fondo di solidarietà regionale della pesca e dell’acquacoltura per 300 mila euro.
POLITICA
Autonomie locali: anche in Sicilia proroga di sindaci e dei consigli comunali eletti nel 2020 e 2021
Le elezioni amministrative per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali eletti in Sicilia nel 2020 e nel 2021, durante le tornate elettorali autunnali straordinarie a causa dell’emergenza Covid-19, subiranno un rinvio. In particolare, nei Comuni in cui gli organismi elettivi sono stati rinnovati nel 2020 e concluderebbero il mandato nel settembre 2025, le elezioni si terranno nella primavera 2026; invece, nei Comuni in cui si è votato nell’autunno del 2021 le elezioni slitteranno alla primavera 2027. Lo comunica l’assessore regionale alle Autonomie Locali, Andrea Messina, preannunciando l’emanazione della circolare che, in linea con le indicazioni fornite dal Ministero dell’Interno con la circolare n. 83/2024, dispone il ritorno alla normale applicazione della normativa elettorale.
«In virtù della competenza esclusiva in materia elettorale – precisa l’assessore Messina – le consultazioni amministrative per il rinnovo degli organi elettivi dei Comuni sono regolate in Sicilia dall’articolo 169 della legge regionale n. 12 del 1963, che ha una sostanziale coincidenza con il dettato normativo dello Stato. Per questo motivo ho già dato disposizioni agli uffici di predisporre la circolare che sancirà anche per la nostra regione il rinnovo di sindaci e consigli comunali all’interno della “finestra” individuata dalla norma durante la primavera». Il rinvio delle tornate elettorali riguarda tutti quei Comuni che, a causa della normativa d’emergenza Covid-19, hanno svolto le elezioni del 2020 e del 2021 nel periodo compreso tra il 15 settembre e il 15 dicembre, ovvero oltre la finestra temporale individuata dalla legge tra il 15 aprile e il 15 giugno, determinando conseguentemente la naturale decadenza del mandato nel periodo autunnale.
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