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CRONACA

La vacanza in Grecia non esiste, era una truffa: denunciate quattro persone, due sono siciliane

“Non risulta alcuna prenotazione”. Due giorni prima di partire per una vacanza di una settimana in Grecia, un 40enne di San Sossio Baronia, in provincia di Avellino, ha scoperto di essere stato truffato dopo aver contattato l’albergo presso cui avrebbe dovuto soggiornare.

Sull’Iban indicato dalla falsa agenzia aveva versato una caparra di 1.500 euro.

Le indagini dei carabinieri, avviate dopo la denuncia dell’uomo, hanno consentito di individuare i responsabili, due napoletani e due siciliani, denunciati per truffa e sostituzione di persona.

Con lo stesso sistema avrebbero truffato altre nove persone.

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CRONACA

Catania: arrestato dai Carabinieri un pusher 29enne mentre aspettava i suoi clienti

Nell’ambito del rafforzamento delle attività per il contrasto alla vendita ed al traffico di droga, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Piazza Dante hanno proceduto all’arresto in flagranza di un 29enne catanese, perché, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, è stato ritenuto responsabile di detenzione illegale di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Al riguardo, erano circa le 19:00 e l’equipaggio stava pattugliando la zona del porto poiché, sulla base di attività info investigative, i militari erano riusciti a sapere che quella zona, era frequentata da un pusher particolarmente attivo, che si muoveva a bordo di uno scooter.

Durante il servizio, infatti, i Carabinieri hanno subito individuato l’uomo a bordo di un motociclo rosso, fermo in una strada poco illuminata e che, guardingo, sembrava in attesa di qualcuno.

I militari dell’Arma, valutata la situazione, hanno deciso di intervenire subito. Quindi, con una rapida azione ben coordinata, gli investigatori hanno circondato l’uomo, bloccandogli ogni possibile via di fuga. Sentendosi stretto nella morsa dei carabinieri, lui, ancor prima di essere interrogato, ha cercato di giustificarsi, affermando di essersi fermato in quel luogo solo per poter parlare liberamente al telefono.

Ma il suo tentativo di giustificazione è apparso subito forzato e fuori luogo. In effetti parlava in fretta, cercando di trovare delle scuse senza che nessuno gli avesse chiesto spiegazioni, come se volesse anticipare eventuali sospetti. I Carabinieri, notando il suo atteggiamento nervoso e la sua insistenza nel discolparsi, hanno deciso di approfondire il controllo e, infatti, durante la perquisizione hanno trovato nella tasca del suo giaccone ben 10 dosi di crack. A quel punto non c’erano più dubbi: il ragazzo non si trovava lì per una semplice telefonata, ma per spacciare, probabilmente in attesa di un cliente.

Il 29enne, quindi, è stato così posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne ha convalidato l’arresto, ferma restando la presunzione di innocenza valevole ora e fino a condanna definitiva.

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CRONACA

Catania, controlli sulla genuinità degli alimenti in commercio: sequestri e sanzioni

La Polizia di Stato, nei giorni scorsi, ha coordinato una complessa attività di controllo finalizzata a verificare la presenza delle autorizzazioni previste per la vendita degli alimenti e per la tracciabilità dei prodotti di gastronomia destinati al pubblico, ponendo particolare attenzione alle pietanze a base di pesce.

A coordinare l’operazione il personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Catania, in sinergia con personale della Divisione Anticrimine, del Corpo Forestale della Regione Siciliana, dello S.Pre.S.A.L, dell’Asp Igiene Pubblica e Servizio Veterinari e dell’Ispettorato del Lavoro.

L’attività sinergica dei vari Enti specializzati, finalizzata a verificare la regolarità delle autorizzazioni necessarie per la rivendita e la tracciabilità dei prodotti, ha permesso di identificare 40 persone e operare il sequestro di 15 kg di pesce di sospetta provenienza, mancante di documenti che ne attestasse la lecita provenienza, oltre che comminare sanzioni per un importo complessivo di circa 11.000 euro.

Il primo controllo è stato attivato nel quartiere di San Giuseppe la Rena, presso una società di catering che produce, confeziona e somministra quotidianamente i pasti preconfezionati sul territorio catanese. Nella circostanza, lo S.Pre.S.A.L. ha comminato sanzioni per 4000 euro per violazioni inerenti alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre il Corpo Forestale ha riscontrato la presenza di alcuni alimenti privi della documentazione che ne attestasse la legittima provenienza, in particolare uova, che sono state sequestrate e distrutte, comminando sanzioni per 1500 euro. Il controllo di competenza degli altri enti, invece, ha evidenziato la regolarità di tutte le autorizzazioni necessarie, sia per quanto riguarda la conformità dei prodotti, anche animali, che il rispetto degli standard igienico-sanitari nell’esecuzione di tutta l’attività produttiva.

Il secondo controllo è stato effettuato in una pescheria – gastronomia di Viale Mario Rapisardi, dove il Corpo Forestale ha elevato sanzioni per 3500 euro per la presenza sul bancone di 15 kg di pesce spada privo di documentazione che ne attestasse la legittima provenienza, che, nell’immediatezza, è stato sequestrato e distrutto. Talune difformità sono state riscontrate anche dall’Asp Igiene pubblica che ha sanzionato il titolare per lievi carenze igienico sanitarie. Lo S.Pre.S.A.L., inoltre, ha comminato sanzioni per 2000 euro per lievi violazioni inerenti alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

I controlli di competenza dell’Ispettorato del Lavoro hanno, infine, evidenziato, per entrambi gli esercizi commerciali, il pieno rispetto della normativa relativa alle assunzioni del personale dipendente finalizzata a garantire i diritti e le tutele previste dalla legge nell’ambito dei rapporti di lavoro.

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CRONACA

Catania, 11 indagati per reati fallimentari e frodi fiscali: sequestrati 4,6 milioni di euro

Un giro di fatture false per 25,6 milioni di euro, nel triennio 2021-2023, Iva indebitamente detratta e non spettante per 4,6 milioni di euro e debiti erariali e previdenziali non saldati per 85 milioni di euro.

E’ quanto emerso da indagini della guardia di finanza di Catania su sei aziende operanti in Sicilia nei cui confronti è stato eseguito un decreto di sequestro di beni, emesso dal gip, per 4,6 milioni di euro.

Il provvedimento è stato eseguito da militari del comando provinciale etneo con il supporto di quelli di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Messina, Ragusa e Agrigento.

“L’artefice del sistema criminale”, contesta la Procura di Catania, sarebbe stato “il rappresentante legale della società capofila che sarebbe risultato anche l’amministratore di fatto delle 11 società appositamente create per alimentare il sistema di frode, coadiuvato da altre 10 persone, comprese diverse ‘teste di legno'”. I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, bancarotta fraudolenta, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la presentazione di dichiarazione fiscale infedele.

Al centro dell’inchiesta ‘Affari loro’ ci sono le indagini di militari delle Fiamme gialle del nucleo di polizia economico finanziaria di Catania che avrebbero fatto emergere una presunta frode fiscale realizzata attraverso “numerose imprese dedite all’illecita somministrazione di manodopera a favore di una società ‘capofila’, appaltatrice di servizi di logistica, corrieri espressi e trasporto su strada in tutta la Sicilia”. Gli investigatori hanno anche acceso un faro su “alcune aziende somministratrici di manodopera, poste in liquidazione giudiziale per ingenti debiti erariali e previdenziali”. Secondo l’accusa, “l’impresa capofila, per l’esecuzione dell’appalto, avrebbe esternalizzato la forza lavoro, ricevendo ‘servizi di manodopera’ dalle società coinvolte nella frode, formalmente autonome, ma in realtà riconducibili a un unico dominus”.

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