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CULTURA

Cefalù, festa di Maria Santissima di Gibilmanna: l’olio per la lampada votiva offerto dalla comunità di Gangi

In occasione della festa di Maria Santissima di Gibilmanna (patrona della Diocesi di Cefalù) che si è svolta ieri(domenica), nel Santuario ubicato sopra Cefalù, è stata la Comunità di Gangi ad offrire l’olio che per un anno alimenterà la lampada votiva. La cerimonia, nel corso della Solenne Liturgia, è stata presieduta dal Vescovo di Cefalù monsignor Giuseppe Marciante. Ad accendere la lampada, posta ai piedi della Madonna di Gibilmanna, è stato il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello. Numerosi i fedeli che hanno accolto il simulacro della Vergine e preso parte alla processione e alla celebrazione Eucaristica. Presenti le 12 confraternite gangitane, il presidente del consiglio comunale Concetta Quattrocchi, la giunta e consiglieri i comunali di Gangi. Ad allietare la festa la banda musicale e i tamburinara di Gangi.

Un profondo legame quello che lega la comunità di Gangi con la Madonna di Gibilmanna basti pensare che ogni anno, il venerdì notte che precede la festa, decine di fedeli percorrono a piedi il Cammino da Gangi al Santuario. Un pellegrinaggio lungo un percorso che si snoda per circa 38 chilometri attraversando i comuni di Geraci Siculo e Castelbuono fra tratti su strada asfaltata e su sterrato e all’interno di boschi sino a raggiungere le pendici di Pizzo Sant’Angelo dove si trova, appunto, il Santuario dedicato a Maria Santissima di Gibilmanna.

Il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello nell’affidare la sua comunità nelle mani di Maria Santissima di Gibilmanna ha voluto ringraziare: il vescovo don Giuseppe Marciante e tutta la comunità ecclesiale, i frati cappuccini, il guardiano del santuario P. Antonio Raimondo, il Comitato gangitano della festa, i parroci don Giuseppe Amato, don Massimo Alfonzo, padre Cataldo Manzone ma anche i sindaci e amministratori presenti e le autorità civili e militari.

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CULTURA

Linguaglossa: riapre il campanile della Chiesa di Sant’Antonio e Vito dopo gli interventi di messa in sicurezza

Il campanile della chiesa di Sant’Antonio e Vito di Linguaglossa è stato recentemente riaperto dopo importanti lavori di restauro e di miglioramento sismico. La struttura, che rappresenta uno dei simboli più importanti del centro storico, è stata oggetto di un intervento complesso e articolato, resosi necessario per garantire la sicurezza e la tutela di questo importante monumento.

Il campanile è stato dichiarato inagibile alcuni anni fa, ponendo così un limite alla sua funzione e alla sua fruibilità per la comunità. Oltre ai danni strutturali provocati dagli eventi sismici che si sono susseguiti, la torre campanaria mostrava segni evidenti di degrado e danni alla costruzione in cemento armato. Questo fenomeno aveva compromesso la stabilità dell’edificio, rendendo indispensabile un intervento di ripristino.

Il costo dell’opera è stato di circa 100mila euro, con il contributo del 70% dell’8xmille alla Chiesa Cattolica ed il restante 30% della comunità attraverso una raccolta fondi.

Il parroco don Salvatore Blanco, nel ringraziare il vescovo acese mons. Antonino Raspanti e i preposti Uffici di Curia per l’interesse mostrato, così afferma: “Le campane, che dopo tanti anni hanno nuovamente risuonato nella piazza, hanno rappresentato un segno di rinascita e di ritorno alla normalità. La comunità ha recuperato un pezzo importante della sua eredità culturale“.

Il progetto, eseguito dallo Studio Edile 360 S.R.L di Linguaglossa, ha visto l’impegno di ingegneri strutturali, architetti e specialisti del settore.

L’ing. Carlo Scuderi, che ha lavorato in sinergia con l’arch. Nunziata Scuderi, così dichiara: “Il restauro è stato reso possibile grazie all’impegno congiunto delle istituzioni locali, delle soprintendenze e dei cittadini, a testimonianza di quanto il patrimonio storico e artistico della città sia sentito e valorizzato”. Hanno collaborato allo sviluppo del progetto anche gli architetti Biagio Rapisarda e Amalia Maria Pennisi.

L’imprenditore Francesco Porto, dell’azienda “Porto Costruzioni”, esecutrice dei lavori, conclude dicendo: “L’intervento di restauro oltre alla resistenza sismica ed al risanamento del calcestruzzo danneggiato ha previsto anche lavori di manutenzione straordinaria per ripristinare le finiture interne ed esterne, utilizzando malte speciali e migliorando gli impianti elettrici e le parti metalliche”.

Con il completamento di quest’intervento la chiesa di Sant’Antonio e Vito recupera pienamente il suo ruolo nel contesto cittadino, non solo come luogo di culto, ma anche come fulcro di interesse storico e culturale. Ne è prova che tutt’oggi suonare le campane manualmente per le ricorrenze è una tradizione importante, tenuta ancora viva da Gianluca Turnaturi.

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CULTURA

Gangi, eccellenze femminili del territorio: premiata la pedagogista Serafina Bongiorno

La Pro Loco di Nicosia ha premiato, nei giorni scorsi, in occasione della terza edizione del premio “Una di Tante”, tra le eccellenze femminili del territorio per la categoria Istituzione e Sociale: Serafina Bongiorno, pedagogista ed educatrice professionale di Gangi. Un riconoscimento così motivato: “per la serietà e l’impegno profusi nella realizzazione di progetti che attraverso un nuovo modo di comunicare consente ai giovani di stare insieme agli altri sperimentando percorsi di condivisione attraverso un connubio perfetto con la natura come veicolo educativo”.

A presentare la candidatura al premio di Serafina Bongiorno è stato il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello. In occasione della cerimonia di consegna del riconoscimento (per il Comune di Gangi) erano presenti: l’assessore alle politiche occupazionali e servizi socio assistenziali, Domenico Alfonzo e l’esperta del sindaco in materia di attività produttive e commercio, Domenica Nasello.

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CULTURA

Palermo: “La Grande Brera” in mostra al Palazzo Reale grazie ad un accordo tra le due città

Milano e Palermo unite dalla grande arte.

Grazie a un accordo di collaborazione fra la Fondazione Federico II, organismo culturale dell’Assemblea Regionale Siciliana, e la Pinacoteca di Brera, gli appartamenti del Palazzo dei Normanni di Palermo da oggi ospitano la ‘La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo.

La seduzione del classico in mostra’, iniziativa che propone cinque opere di grande valore artistico, provenienti da Milano, luogo dal quale non si allontanano dal 1902, ben 122 anni fa. Sono esposti due lavori di Antonio Canova e tre di noti autori del Neoclassicismo lombardo Giovanni Pandiani, Pietro Magni e Giovanni Spertini.

La sinergia sull’asse Lombardia-Sicilia tra due istituzioni culturali di primo piano è stata illustrata questa mattina nel corso di una conferenza stampa da Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e della Fondazione Federico II, e da Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera, alla presenza del sottosegretario al ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi.

Allestite negli appartamenti reali secondo criteri che esaltano la bianca purezza propria del linguaggio degli scultori neoclassici, le opere entrano in dialogo con le sale neoclassiche del Palazzo, offrendo al visitatore più spunti di riflessione sull’immaginario di un’epoca che si ispira e ricerca l’intrinseca grandezza dell’antichità. È un progetto che presenta molteplici valenze, questo della Fondazione Federico II: quella di attrattore turistico-culturale per i visitatori, quella storico-artistica per il significato del concetto della seduzione del Neoclassico, intesa come tematica pregna di valenza nella nostra terra, ed infine quella sociale. Per la prima volta, infatti, la Fondazione favorisce l’accessibilità e la fruizione del patrimonio culturale ai visitatori con disabilità visive: esposta una riproduzione in 3D in scala 1 a 1 della Vestale di Canova, fruibile al tatto da non vedenti e ipovedenti.

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