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CRONACA

Era sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione “Sangue Blu”: ricercato catanese si costituisce in carcere a Siracusa

CATANIA – Era riuscito a sottrarsi alla cattura, il 28 settembre scorso, quando scattò il maxi blitz dei Carabinieri del Comando Provinciale di Catania inerente all’operazione “Sangue blu”. Adesso, a distanza di una settimana, Cristian BUFFARDECI, 46enne di Catania, stretto nelle maglie delle incessanti ricerche svolte dai militari e coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, si è costituito presentandosi nel carcere di Siracusa. Il BUFFARDECI è accusato di “associazione di tipo mafioso” e “traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal metodo mafioso” ed in particolare di far parte del clan di Catania guidato da Francesco NAPOLI, di cui rappresentava una delle persone di più stretta fiducia.

Dall’attività investigativa, infatti, è emerso che il BUFFARDECI avrebbe rappresentato il “braccio destro” del NAPOLI, cui avrebbe consentito di evitare un’esposizione diretta nella gestione degli affari illeciti della “famiglia”, in particolare nei contatti con soggetti pregiudicati e nell’organizzazione degli appuntamenti. Il suo pieno coinvolgimento all’interno dell’associazione mafiosa sarebbe inoltre confermato, in una fase delle indagini in cui non si è ancora instaurato il contradittorio delle parti,  dalla circostanza che, in diverse occasioni e su incarico di NAPOLI, avrebbe preso parte in sua vece a delicati incontri con soggetti di vertice di altre organizzazioni criminali.

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CRONACA

Catania, ruba uno smartwatch da una vetrina: 39enne scoperto e denunciato dalla Polizia

I poliziotti del Commissariato “Borgo Ognina” hanno denunciato per il reato di furto aggravato un 39enne con precedenti contro il patrimonio.

A far scattare le indagini è stata la denuncia presentata dalla titolare di un esercizio commerciale di viale Odorico da Pordenone, relativa al furto – da parte di ignoti – di un costoso smartwatch esposto in negozio per la vendita al pubblico. La donna, infatti, durante la chiusura dell’attività aveva notato che dal banco espositivo mancava l’orologio.

I poliziotti del Commissariato, a quel punto, hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza presente all’interno del negozio, individuando l’autore del reato e riuscendo a risalire alla sua identità.

Dai filmati analizzati, gli agenti hanno rilevato che l’uomo – una volta raggiunta l’attività a bordo del proprio scooter e indossato un berretto per occultare la propria identità – era entrato nell’esercizio commerciale. Approfittando di un attimo di distrazione della commessa, aveva prelevato lo smartwatch dall’espositore e lo aveva nascosto all’interno della tasca del giubbotto, uscendo poi di tutta fretta per allontanarsi a bordo del proprio scooter.

Alla luce di quanto accertato, il 39enne è stato rintracciato dai poliziotti del Commissariato “Borgo Ognina” e denunciato per il reato di furto aggravato.

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CRONACA

Siracusa, scoperta coppia che voleva realizzare un resort di lusso con i fondi del Superbonus: sequestrati 13 milioni

A Siracusa, la Guardia di Finanza ha scoperto una truffa che sarebbe stata attuata con le agevolazioni del superbonus al 110% e ha sequestrato preventivamente circa 13 milioni di euro, importo corrispondente al valore dei beni immobili e dei crediti fiscali fittizi relativi al superbonus.

Le indagini sono state effettuate su due contratti di compravendita immobiliari stipulati in qualità di acquirenti da una coppia di coniugi, risalenti al 2020 e al 2021: in entrambi i casi si trattava di un fabbricato in stato di abbandono e l’annesso terreno agricolo.

La coppia, che è indagata per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, avrebbe voluto realizzare un resort wellness & Spa di lusso, composto da appartamenti, un grande albergo, un’area multifunzionale, un ristorante e un centro benessere.

“Subito dopo la stipula del rogito – afferma la Guardia di Finanza – veniva registrata all’anagrafe tributaria la costituzione di due condomìni con sede nella provincia di Siracusa e Ragusa, di cui la donna risultava essere rappresentante; dopo aver ottenuto le autorizzazioni locali, venivano avviati i lavori di ristrutturazione edilizia, con demolizione e ricostruzione degli immobili al fine di trasformarli in strutture residenziali e turistico-ricettive”.

La coppia, ha presentato le richieste per il beneficio fiscale del Superbonus, ottenendo il riconoscimento di un credito pari al 110% di quanto speso per i lavori”.I finanzieri avrebbero accertato che prima della stipula dei due rogiti i coniugi “procedevano, senza averne ancora titolo e con l’ausilio di alcuni professionisti compiacenti, al frazionamento catastale dei due fabbricati mediante la costituzione di 118 nuovi subalterni rispetto ai 4 originari, con l’unica finalità, come le indagini hanno dimostrato, di ottenere un beneficio fiscale di gran lunga maggiore rispetto all’importo spettante”. La disciplina del Superbonus 110% – dice la Gdf – consente di poter usufruire di un ammontare massimo per singola unità immobiliare pari 96.000 euro.

Laddove infatti le proprietà non fossero state frazionate, con la costituzione (fittizia) dell’ente di gestione comune, gli indagati avrebbero potuto usufruire del beneficio per un massimo di sole quattro unità immobiliari per un totale, facilmente ricavabile, di poche centinaia di migliaia di euro. Tuttavia il frazionamento posto in essere dai due neo condomìni era meramente formale, vista l’assenza di una reale divisione (impianti elettrici, scarichi, condutture idriche) tra le costituenti unità immobiliari”.

Secondo l’accusa “con l’ausilio di professionisti, consulenti e delle società che avevano svolto i lavori, venivano realizzate due rilevantissime operazioni immobiliari speculative, finanziandole interamente a spese dello Stato”.
   

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CRONACA

Aci Catena, maltrattamenti in famiglia: disposti gli arresti domiciliari per un 42enne di origini ennesi

La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri della Stazione di Aci Catena a carico di un 42enne originario di Enna, indagato per “maltrattamenti in famiglia”, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti, da parte del GIP del Tribunale di Catania, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, eseguita dal medesimo Comando.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, hanno fatto luce sulle condotte messe in atto dall’indagato nei confronti della convivente, una 40enne del posto, sin dal dicembre 2015.

La vittima, sottoposta negli anni ad un regime di vita vessatorio e umiliante, caratterizzato dalla denigrazione della sua persona e dal timore per la sua incolumità e per quella dei suoi figli, a fine gennaio scorso ha deciso di denunciare, riferendo ai Carabinieri di Aci Catena di essere stata abitualmente vittima di insulti, minacce e violenze da parte del convivente il quale, in più occasioni, avrebbe addirittura minacciato sia lei che la figlia maggiore che le avrebbe mandate a prostituirsi a Catania per portare i soldi a casa.

Data l’escalation delle violenze, la vittima si era convinta a denunciare e aveva anche deciso di contattare gli assistenti sociali. L’indagato, appresa tale notizia, l’aveva minacciata dicendo :<<Appena arrivo sfascio una casa: ti ammazzo se mi toccano i figli>> e, difatti, rientrato, nell’abitazione avrebbe rotto una sedia gettandola in terra. La donna, presagendo ben più gravi conseguenze, ha subito chiamato il numero unico di emergenza, tra le minacce dell’uomo: <<Forza chiamali che oggi mi faccio attaccare>>.

Neppure la presenza dei Carabinieri di Aci Catena, immediatamente intervenuti presso l’abitazione della coppia, ha frenato l’insopprimibile tendenza dell’indagato al compiere azioni violente, perché, dinanzi ai militari avrebbe urlato :<<Ora ve la dovete portare, altrimenti l’ammazzo avanti a voi altri, non vi preoccupate che io la pistola ce l’ho, portatevela che sennò la trovate morta stasera>>.

Tale grave episodio, unitamente alle dichiarazioni rese dalla vittima ai militari, ha indotto l’autorità Giudiziaria a ritenere che l’uomo andasse sottoposto a misura cautelare, mentre la vittima e i figli sono stati inseriti in una struttura protetta.

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