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CRONACA

Viagrande: sventato il furto in un casolare grazie alla sinergia tra cittadini e Carabinieri

Un gruppo di amici stava trascorrendo una tranquilla serata in un ristorante di Viagrande e, come talvolta accade, parte della comitiva si era recata all’esterno della struttura per prendere una boccata d’aria.

Questa situazione, tuttavia, non è stata ritenuta di impedimento alle mire predatorie di un minorenne del posto, che proprio in quei momenti aveva deciso di derubare un casotto di campagna che si trova là vicino, di proprietà di un 71enne residente anche lui a Viagrande, intrufolandovisi all’interno dopo aver divelto parte della recinzione del fondo agricolo.

Purtroppo per lui però, la scena non è passata inosservata ai clienti della trattoria, che avendolo notato, con giusto senso civico hanno chiamato il 112, mettendo così in allerta la Centrale Operativa dei Carabinieri di Acireale, che ha subito attivato una pattuglia del Comando Arma di Aci Sant’Antonio.

I militari, già presenti in zona poiché impegnati in servizio di prevenzione dell’illegalità diffusa, giunti sul posto in una manciata di minuti, hanno dunque imboccato la via Don Bosco, sorprendendo nel tragitto proprio un giovane che correva a margine della strada, imbracciando un decespugliatore.

Il ragazzo, chiaramente, è stato subito fermato e alle domande dei Carabinieri, non ha saputo dare alcuna spiegazione del perché, a quell’ora tarda, si trovasse in una strada di periferia, con in mano un arnese per il giardinaggio.

Affidato il minorenne ad una seconda pattuglia della Compagnia di Acireale, per ricostruire quanto accaduto, i militari hanno quindi ripercorso a ritroso i passi fatti dal giovane per entrare nel terreno, verificando appunto che una porzione della rete metallica perimetrale era stata tagliata e piegata.

A quel punto è stato anche contattato il proprietario dell’appezzamento, il quale ha immediatamente riconosciuto il decespugliatore rubato- che gli è stato riconsegnato–  e ha deciso di sporgere denuncia, visti i danni subiti alla recinzione.

Il ragazzo è stato, quindi, denunciato a piede libero per “furto aggravato” ed affidato ai genitori, su disposizione della Procura per i Minorenni di Catania.

CRONACA

Augusta: arrestato pregiudicato 29enne accusato del mancato rispetto della misura cautelare emessa nei suoi confronti

I Carabinieri della Stazione di Augusta hanno arrestato un pregiudicato di 29 anni in esecuzione di un provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal Tribunale di Siracusa.

L’uomo, già sottoposto all’obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia Giudiziaria poiché gravemente indiziato di lesioni e minacce a operatori sanitari, ha più volte violato la misura in quanto è stato denunciato per tentato furto aggravato, lesioni personali e porto di coltello.

I militari hanno prontamente segnalato le violazioni all’Autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento di aggravamento a seguito del quale il 29enne è stato condotto presso il carcere “Cavadonna” di Siracusa.

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CRONACA

Casteldaccia, strage sul lavoro: iscritto nel registro degli indagati il titolare della “Quadrifoglio Group”

Strage sul lavoro a Casteldaccia: c’è un primo indagato, si tratta di Nicolò Di Salvo, il titolare della Quadrifoglio, la ditta che aveva le opere in subappalto.

L’accusa è di omicidio colposo plurimo, l’ uomo, infatti, avrebbe ricevuto in serata un avviso di garanzia, un atto dovuto perché possa nominare un medico legale di fiducia che parteciperà domani all’autopsia delle vittime. Nell’incidente ha perso la vita anche il socio dell’imprenditore, Epifanio Alsazia.

Intanto nelle prossime ore verranno effettuate al Policlinico di Palermo le autopsie dei 5 operai morti lunedì mentre lavoravano alla rete fognaria di Casteldaccia. Sul drammatico incidente sul lavoro ha aperto una indagine per omicidio colposo plurimo la Procura di Termini Imerese. Secondo le prime ricostruzioni, le vittime lavoravano per la Quadrifoglio Group che si era aggiudicata in subappalto dalla Tek i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia e di altri comuni, lavori esternalizzati da Amap, la municipalizzata del capoluogo, e non sarebbero dovute scendere nell’impianto ma avrebbero dovuto procedere allo spurgo dei tombini dalla strada.

La sonda dell’autospurgo, che avrebbero dovuto calare dall’esterno – il tombino era stato ricoperto di asfalto in precedenti lavori stradali – si sarebbe bloccata e gli operai avrebbero chiesto il permesso al direttore dei lavori di Amap di scendere sotto terra. Il “tappo” che impediva alla sonda di spurgare sarebbe saltato e i primi 3 operai, tra cui il capo squadra e contitolare della Quadrifoglio, Epifanio Alsazia, sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante.

Per soccorrerli altri tre lavoratori, tra cui l’interinale Giuseppe La Barbera, che era addetto al controllo della segnaletica stradale, sarebbero scesi. Due sono morti, uno, Domenico Viola, è in fin di vita in Rianimazione al Policlinico.

I medici, che parlano di “insufficienza multiorgano”, stanno cercando di capire quali delle funzioni vitali siano state compromesse.

Le indagini puntano a chiarire eventuali falle nella sicurezza – nessuno degli operai indossava mascherine -, con quali criteri fosse stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza e perché il tecnico Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella stanza dell’impianto. C’è da chiarire anche la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.

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CRONACA

Carabinieri Palermo: confiscati beni per circa un milione di euro riconducibili a un esponente di “cosa nostra”

Quest’oggi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, con il quale, con Sentenza della Corte di Cassazione, è stata dichiarata irrevocabile la confisca di primo grado emessa nel febbraio del 2022, e pertanto, il patrimonio riconducibile agli eredi ed aventi causa di MARCHESE Mario, deceduto il 14.04.2016, è entrato definitivamente a far parte del patrimonio dello Stato.

MARCHESE Mario nato a Monreale il 01.01.1939, già condannato nel maxi-processo a “cosa nostra”, più recentemente era tornato ad assumere un ruolo direttivo all’interno del mandamento mafioso di Villagrazia/Santa Maria di Gesù, così come emerso dall’ordinanza cautelare del Tribunale di Palermo dell’11.03.2016, emessa poco prima del suo decesso.

Il quadro probatorio raccolto nell’ambito delle indagini patrimoniali, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, è stato in grado di dimostrare come i beni nella disponibilità, dapprima dello stesso Mario MARCHESE e successivamente dei suoi eredi, fossero in realtà il frutto delle sue attività illecite, così consentendo al Tribunale di Palermo di emettere l’odierno provvedimento di confisca irrevocabile riguardante i sottonotati beni:

·           due abitazioni in villa site in zona Villagrazia di Palermo;

·           impresa individuale sita in Palermo con attività di distribuzione carburanti e del relativo complesso dei beni aziendali.

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