CRONACA
Palazzolo Acreide, tentano la ”truffa dello specchietto” ma arrivano i carabinieri: denunciati un uomo e una donna

PALAZZOLO ACREIDE – I Carabinieri della Stazione di Palazzolo Acreide hanno denunciato un uomo e una donna, rispettivamente di 25 e 24 anni di Noto, per tentata “truffa dello specchietto”.
I militari sono prontamente intervenuti a seguito della segnalazione della vittima, un anziano del luogo il quale, mentre percorreva una via del centro abitato, era stato affiancato dalla coppia e costretto a fermarsi poiché accusato di aver urtato la loro autovettura, danneggiandone lo specchietto.
La vittima, intuito il raggiro, ha chiamato i Carabinieri facendo così desistere i giovani dall’azione i quali hanno tentato di dileguarsi ma sono stati intercettati e bloccati dai militari.
Espletate le formalità di rito, i due giovani sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria aretusea alla quale dovranno rispondere di tentata truffa in concorso.
CRONACA
Siracusa: ammonimento del Questore per un 39enne responsabile di episodi di violenza nei confronti dell’ex fidanzata

CRONACA
Ucciso ad Adrano nel 2008: eseguite quattro misure cautelari nei confronti di altrettanti esponenti mafiosi

ADRANO – Nella giornata di ieri, su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata di Catania e il Commissariato di P.S. di Adrano hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania a carico di 4 esponenti dell’associazione mafiosa Santangelo – “taccuni”, operante in Adrano e costituente articolazione territoriale della associazione mafiosa Santapaola – Ercolano, famiglia catanese di cosa nostra, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di due efferati omicidi commessi ad Adrano nel 2008 con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà connesse alla loro partecipazione al suddetto clan mafioso Santangelo – “taccuni” ed al fine di affermarne e ribadirne la supremazia sul territorio rispetto agli altri clan.
I 4 esponenti del clan Santangelo – “taccuni”, raggiunti dalla suddetta misura cautelare presso le strutture penitenziarie in cui erano già detenuti per altra causa, sono:
1. SANTANGELO Gianni (cl.1983);
2. BULLA Antonino (cl.1983);
3. CRIMI Salvatore (cl.1986);
4. SAMPERI Alessio (cl.1985)
Le indagini hanno consentito di ricostruire la dinamica ed individuare gli autori dell’omicidio di ROSANO Francesco avvenuto il 18.1.2008 e dell’omicidio di NERI Alfio inteso “pasta rattata” avvenuto il 15.08.2008.
ROSANO Francesco era stato attinto al volto ed al torace da 13 colpi di pistola cal.9 la mattina del 18.1.2008 mentre era alla guida della sua autovettura in via Bruno ad Adrano nei pressi della sua abitazione.
Sin da subito le indagini ipotizzarono che l’omicidio fosse da ricondurre ad una ritorsione attuata dal clan Santangelo – “taccuni” in risposta triplice omicidio di CRIMI Daniele[1], FINOCCHIARO Alfio[2] e ROSANO Alfio[3] avvenuto ad Adrano il 27.7.2006 e per il quale gli esecutori materiali erano stati individuati nei fratelli LIOTTA Antonino e LIOTTA Alfredo, intesi “trentalire”, e MAZZONE Vincenzo, i quali avevano come obiettivo privilegiato ROSANO Alfio, in quanto esponente di spicco della famiglia “Rosano” intesi “pipituni”, appartenente al clan Santangelo – “taccuni”.
Le indagini accertavano, in particolare, l’esistenza di stretti rapporti tra ROSANO Francesco, vittima dell’omicidio del 15.1.2008, ed i citati esponenti di vertice del gruppo Liotta – Mazzone responsabili del triplice omicidio avvenuto nel luglio 2006.
NERI Alfio era stato attinto da 6 colpi di pistola cal.7,65 e cal.38 nella tarda mattinata del 15.8.2008 mentre, essendo alla guida del suo scooter, in via Cattaneo ad Adrano, tentava di fuggire ai sicari.
Le circostanze dell’agguato indicavano, anche in questo caso, come l’omicidio fosse ascrivibile a contrasti sorti tra le organizzazioni mafiose operanti nel comprensorio adranita.
In particolare, le indagini accertarono, sin dal principio, come il movente dell’omicidio fosse da ricondurre ad una ritorsione attuata dal clan Santangelo – “taccuni” contro il gruppo di COCO Francesco, esponente di spicco dell’associazione mafiosa denominata clan Scalisi, articolazione adranita del clan mafioso catanese Laudani, al quale la vittima NERI Alfio era strettamente legato pur non essendo affiliato a quest’ultimo sodalizio mafioso.
Altresì, dalle attività d’indagine emersero forti contrasti tra il clan Santangelo – “taccuni” ed il clan Scalisi, in cui COCO Francesco ricopriva all’epoca un ruolo centrale, maturati nell’ambito della riscossione delle estorsioni in pregiudizio di imprenditori e commercianti del locale mercato ortofrutticolo.
Alle risultanze investigative acquisite nelle indagini effettuate nell’immediatezza dei due omicidi si aggiungevano le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia adraniti, tra cui LA ROSA Giovanni, ROSANO Vincenzo, ROSANO Francesco, ROSANO Valerio, sia in sede di interrogatorio che durante apposite audizioni svoltesi in sede di incidente probatorio.
Ne risultava un quadro probatorio che, oltre a confermare il movente di entrambi gli omicidi, faceva emergere, allo stato degli atti con riguardo alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio innanzi al Giudice, gravi indizi di colpevolezza a carico di SANTANGELO Gianni, BULLA Antonino quali esecutori materiali dell’omicidio di ROSANO Francesco e a carico di SANTANGELO Gianni, BULLA Antonino, CRIMI Salvatore e SAMPERI Alessio quali esecutori materiali dell’omicidio di NERI Alfio.
CRONACA
Palermo, confiscati beni a un finto Finanziere: nel 2019 entrò al Tribunale con pistola e distintivo

PALERMO – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, con il quale la confisca di primo grado emessa nel luglio del 2022, è stata dichiarata irrevocabile con Sentenza della Corte di Cassazione e il patrimonio riconducibile a CALABRIA Giovan Battista è entrato definitivamente a far parte del patrimonio dello Stato.
CALABRIA Giovan Battista nato a Palermo il 31.12.1969, è stato tratto in arresto nel luglio del 2019 per essersi introdotto all’interno del locale Tribunale con una pistola beretta 98F priva di matricola, con caricatore inserito contenente n. 15 cartucce 9×21 mm, un tesserino di riconoscimento della Guardia di Finanza falsificato ed una placca metallica della stessa forza di polizia priva di matricola.
Il quadro probatorio raccolto nell’ambito delle indagini patrimoniali, intraprese subito dopo il suo arresto, è stato in grado di dimostrare come i beni nella disponibilità del CALABRIA Giovan Battista fossero in realtà il frutto delle sue reiterate attività illecite poste in essere nel corso degli anni, tanto da inquadrarlo normativamente tra coloro che risultano vivere abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose, così consentendo al Tribunale di Palermo di emettere l’odierno provvedimento di confisca irrevocabile riguardante i sottonotati beni, del valore complessivo di circa € 300.000:
un appartamento sito in Palermo;
un magazzino sito in Palermo;
un posto auto esclusivo scoperto sito in Palermo.
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