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CRONACA

Pachino, contrasto al caporalato: eseguite misure cautelari nei confronti di tre soggetti

PACHINO – Il triste fenomeno del “Caporalato” è fortemente presente nel territorio siracusano, in particolar modo nelle zone maggiormente votate all’imprenditoria agricola, quale il territorio del pachinese.
Gli investigatori della Polizia di Stato, quindi, hanno intensificato le indagini finalizzate a frenare questo fenomeno che determina lo sfruttamento degli immigrati presenti in queste zone.
Nella giornata del 21 gennaio, tali indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Siracusa, hanno consentito di individuare tre soggetti, due italiani e un tunisino, responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (c.d caporalato), con l’aggravante costituita dal fatto che il numero dei lavoratori reclutati era superiore a tre.
Nei confronti dei tre soggetti è stata eseguita la misura cautelare del divieto di dimora a Pachino, con prescrizione agli indagati di non accedere al Comune senza l’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria e, nei confronti di uno di essi, titolare dell’azienda agricola, è stata, altresì, eseguita la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività, per la durata di un anno.
L’ordinanza di applicazione della misura cautelare giunge all’epilogo di una complessa e articolata attività di indagine, condotta dagli investigatori del Commissariato di P.S. di Pachino, svolta avvalendosi di intercettazioni telefoniche e di immagini estrapolate dalle telecamere installate nei vari obiettivi, nel periodo compreso dal 4 al 24 luglio 2020.
L’attività di indagine metteva in luce che, alle dipendenze dell’impresa, vi erano soprattutto lavoratori irregolari, per lo più di nazionalità straniera, privi di permesso di soggiorno e di stabile occupazione, impiegati occasionalmente e posti in condizioni lavorative di sfruttamento.
Da tale attività emergevano, altresì, le modalità di reclutamento di tale manodopera irregolare, impiegata dall’imprenditore agricolo, il quale si avvaleva, in particolare, dell’ausilio di un cittadino straniero di origini tunisine, incaricato di reclutare manodopera, poi gestita sui vari luoghi di lavoro dai diversi “massari” alle dipendenze dell’azienda.
Nella prospettazione accusatoria, gli indagati avrebbero dolosamente violato le norme del contratto collettivo di categoria in materia di retribuzione, di riposi, e le disposizioni che tutelano la salute e la sicurezza sul lavoro dei dipendenti.
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CRONACA

Reggio Calabria, abbandonato e lasciato morire davanti l’ospedale: fermato 48enne

Vittoria Termini Imerese

Omicidio e tentato omicidio: queste le accuse che la Procura di Reggio Calabria muove nei confronti di un reggino di 48 anni sottoposto a fermo con l’accusa di avere ucciso Alfio Stancampiano, il catanese di 30 anni abbandonato ieri nei giardini dell’ospedale “Morelli” di Reggio Calabria poco prima di morire, e per aver ferito un altro soggetto, di 46 anni e anche lui di Catania, adesso ricoverato all’ospedale di Messina.

A meno di 24 ore dal delitto, le indagini della squadra mobile e dei carabinieri hanno consentito al procuratore Giovanni Bombardieri e al sostituto Nunzio De Salvo di delineare il contesto in cui è maturato l’omicidio.

In base alle ricostruzioni degli investigatori, non si sarebbe trattato di una rapina andata male, ma l’uomo deceduto, il ferito e una terza persona avrebbero tentato un furto in un’abitazione privata a Rosario Valanidi, nella periferia sud di Reggio Calabria.

I due, però, sono stati sorpresi dal proprietario, il soggetto fermato, che ha reagito accoltellando due di loro.

A causa delle condizioni gravi, Alfio Stancampiano è stato accompagnato davanti all’ospedale “Morelli” dove è morto subito dopo per le ferite riportate, mentre l’altro complice, pure lui accoltellato, dopo aver lasciato l’auto, una Fiat Punto, agli imbarcaderi di Villa San Giovanni, ha traghettato ma è stato costretto a farsi assistere all’ospedale “Martino” di Messina.

La Procura ha sequestrato l’arma del delitto e l’abitazione in cui si è avvenuto l’omicidio dove i carabinieri del Ris si occuperanno di stabilire la dinamica dell’accoltellamento. È stata sequestrata, inoltre, l’auto trovata a Villa San Giovanni e sono in corso accertamenti da parte del gabinetto di polizia scientifica di Reggio Calabria.

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CRONACA

Catania, perseguitava la moglie violando il divieto di avvicinamento: arrestato pregiudicato 53enne

Un pregiudicato di 53 anni di Palagonia è stato arrestato dagli agenti delle Volanti della Questura di Catania dopo aver violato il divieto di avvicinamento all’ex moglie.

Il 53enne aveva messo in atto l’ennesimo atteggiamento persecutorio nei confronti della donna che ha chiesto l’intervento della Polizia.

L’ultimo episodio di oppressione si è registrato, nei giorni scorsi, in piazza Giovanni XXIII dove la donna si era accorta di essere seguita dall’ex marito.

Giunti sul posto, i poliziotti hanno preso contatti con la donna la quale ha indicato agli agenti l’ex marito che è stato immediatamente fermato.

Una volta identificato, è stata accertata la violazione della misura del divieto di avvicinamento.

La donna ha formalizzato la denuncia e ha raccontato delle diverse condotte persecutorie poste in essere dal marito che dal 2017 non ha accettato la fine del rapporto. Per questo motivo, è stata attivata la procedura “Codice Rosso”.

Viste le diverse denunce già presentate, l’uomo è stato arrestato per inosservanza del provvedimento di divieto di avvicinamento. Informato il Pubblico Ministero di turno è stato trasferito presso la Casa Circondariale “Piazza Lanza”, in attesa di giudizio direttissimo, all’esito del quale è stato convalidato l’arresto ed è stata disposta la misura cautelare in carcere.

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CRONACA

Messina, operazione “Movida in sicurezza”: controllate 6 strutture ed elevate sanzioni per oltre 141mila euro

Catania

Nell’ambito dell’intensificazione dei controlli del territorio disposti dal Questore Annino Gargano, proseguono le verifiche della Squadra Amministrativa in seno alla Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Messina presso i locali pubblici del centro storico e della riviera nord, mete tradizionali della movida giovanile, che effettuano attività complementare di intrattenimento musicale e danzante.

Attraverso i controlli – sei le strutture ricettive sottoposte a verifica – eseguiti al fine di verificare il possesso di regolari autorizzazioni da parte di tutti gli operatori del settore, è stata registrata, in quattro distinte strutture ricettive, l’attività di intrattenimento musicale e/o danzante esercitata senza autorizzazione alcuna o oltre l’orario consentito. In un caso, l’assenza di licenza ha portato al decreto, a firma del Questore, di cessazione dell’attività danzante abusivamente esercitata.

I suddetti controlli sono stati effettuati anche con l’ausilio di personale dell’A.R.P.A., specialmente laddove si è reso necessario valutare e, in un caso, contestare il superamento dei limiti di rumore immessi in ambiente abitativo. Contestata altresì in più attività commerciali – quattro in tutto – la mancanza della relazione di impatto acustico ambientale. Inoltrata infine una segnalazione all’Autorità Giudiziaria a carico del titolare di una di queste per disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone.

Tra le violazioni ai limiti previsti dalla legge e dalla licenza, è emerso inoltre la mancanza di licenza per la somministrazione di alimenti e bevande e l’impiego di personale non iscritto nel registro prefettizio come addetto alla sicurezza dei locali di pubblico intrattenimento. Presso uno dei lidi sottoposti a verifica, è stato sanzionato anche un dipendente, in quanto esercitava l’attività di addetto alla sicurezza dei locali di pubblico intrattenimento senza autorizzazione.

Nelle ultime settimane, in totale, sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di 141.196 €.

Nelle prossime settimane saranno svolti ulteriori analoghi controlli, a tutela della sicurezza e della incolumità degli avventori, nonché dei diritti dei cittadini residenti.  

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